Piccola storia della scrivania da ufficio

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Piccola storia della scrivania da ufficio

La storia della scrivania affonda le sue radici nell’antichità. Come il nome ci suggerisce, questo mobile nasce con la funzione precisa di rappresentare il piano d’appoggio per la scrittura. Da quando l’uomo esercita questa capacità fondamentale di espressione, che lo distingue dal resto del mondo animale, ha avuto l’esigenza di un piano di supporto. Diverse testimonianze provenienti dai rilievi storico-archeologici dell’epoca, dimostrano che già nell’antico Egitto gli scribacchini utilizzavano le prime rudimentali scrivanie per reggere i papiri. Tracce di questi supporti restano nel tempo, ma dobbiamo arrivare al Medioevo per trovare i cosiddetti scriptorium, ovvero gli scrittoi, progenitori delle scrivanie moderne, come le conosciamo oggi.

Secondo l’Encicolopedia Treccani la parola scrittoio, nell’accezione di tavola per scrivere, risale alla prima metà del Cinquecento: prima di allora era presente soltanto nel significato originario di stanza in cui si scrive. Lo scrittoio del Medioevo ha l’aspetto di un mobile destinato alla scrittura, ma anche alla pittura e alla copiatura. Gli scrittoi sono i luoghi deputati all’appoggio e alla conservazione di manoscritti, oggetti, documenti. Lo scrittoio poteva essere sia fisso che mobile, appunto: delle vere e proprie portantine a uso e appannaggio degli scrivani, che dovevano poterle trasportare e trasferire da una stanza all’altra, da una residenza all’altra.

Diverse testimonianze di scrittoi e portantine sono rinvenibili anche nell’arte dell’epoca: è possibile scorgerne diverse varianti negli affreschi della chiesa superiore di Assisi, nella chiesa di S. Niccolò di Treviso a Modena, nei quadri di Antonello da Messina, di Botticelli e in tanti altri dipinti e opere.

La rivoluzione industriale e la scrivania: tra mobile di decoro e arredo funzionale

Nel XVI secolo, in Italia, la scrivania conosce la prima vera evoluzione: a Firenze comparvero le prime scrivanie con il piano appoggiato su due piedi e quindi chiuso a ribalta. Le ribaltine erano considerate un oggetto di lusso, destinato alle case dei ricchi come arredo di decoro. È poi nel corso dell’età moderna che la scrivania diventa in tutta Europa un arredo più accessibile e popolare, ma soprattutto funzionale e di utilizzo pratico.

In Inghilterra, infatti, con l’avvento della prima Rivoluzione industriale, nasce la classe media che necessita della scrivania all’interno dei primi uffici. La scrivania si diffonde quindi un po’ ovunque, con modelli inizialmente molto spartani, composti da semplici tavole di legno molto massicce, per favorirne la resistenza all’ingente peso dei volumi dell’epoca. I piani delle scrivanie venivano spesso rivestiti di pelle per agevolare la fluidità della scrittura.

A partire dal Settecento, e quindi per tutto l’Ottocento e il Novecento, la scrivania inizia a diventare un mobile sempre più sofisticato, aumentando sempre di più il suo valore come prezioso complemento d’arredo. Moltissimi artigiani si sbizzarrivano nell’attività di decorazione delle scrivanie, con intarsi e applicazioni, trasformandole in mobili di alto pregio e in simboli di potere per chi le possedeva.

Inizialmente la scrivania era un oggetto ad utilizzo prettamente maschile, ma quando la scrivania inizia ad essere immaginata anche per l’universo femminile, nascono le prima ribaltine, ovvero gli scrittoi a rullo. Piccole, maneggevoli, ma anche sinuose ed eleganti, le scrivanie a uso femminile hanno forme morbide, sono maggiormente decorate e fanno della chiusura il loro punto di forza. Le scrivanie ribaltine erano dotate appunto di una piccola anta a ribalta che, quando veniva sollevata, rivelava vani e scomparti insieme al piano di appoggio per scrivere, mentre se veniva abbassata celava il suo contenuto, lasciando esposta solamente l’antina impreziosita da fregi e decorazioni.

Al di là del suo aspetto elegante, questo tipo di scrivanie può essere considerata a tutti gli effetti la capostipite della scrivania da ufficio, quando ancora le cassettiere da ufficio non erano state immaginate. La ribaltina, infatti, permetteva, all’occorrenza, di nascondere alla vista documenti segreti o importanti, anche grazie all’utilizzo di cassetti e cassettini, spesso chiusi con serratura.

La scrivania da ufficio: dal pedestal desk ai giorni nostri

Dobbiamo aspettare i primi del Novecento per vedere finalmente la scrivania nell’arredamento da ufficio, come la conosciamo oggi. Il cosiddetto pedestal desk, o anche scrivania a piedistallo, nasce esplicitamente per l’utilizzo da ufficio e per rispondere all’esigenza di un mobile pratico. La scrivania da ufficio a piedistallo ritorna a essere un modello essenziale, dotata di un cassetto centrale sotto il piano di appoggio e di un pannello frontale per nascondere gambe e ginocchia agli occhi dell’interlocutore.

Oggi la dimensione e la funzione dell’ufficio all’interno delle aziende e delle strutture pubbliche si è rapidamente e radicalmente trasformata. Abbiamo, infatti, le scrivanie direzionali, destinate ai manager e ai dirigenti, caratterizzate dalla maggiore ampiezza del piano da lavoro, per dare il giusto spazio al personal computer, ma anche agli altri dispositivi, come stampante e device, agende e planning. Sono pensate e realizzate con finiture e materiali di alta qualità, per trasmettere serietà e autorevolezza. Vassoi estraibili e scomparti per la gestione e l’organizzazione efficiente dei documenti non sacrificano l’estetica e il design.

La scelta stilistica della scrivania dirigenziale, per esempio, descrive e determina in modo accurato la personalità professionale di chi la detiene. Oltre alle scrivanie direzionali, poi, c’è una vasta gamma di scrivanie operative, che devono avere caratteristiche funzionali al lavoro degli impiegati, per rendere agevole il lavoro di chi le occupa per così tante ore del giorno, salvaguardando il benessere del corpo. L’altezza del piano da lavoro deve essere conforme a determinati standard, per permettere al lavoratore di non affaticare spalle e schiena, consentendo di posizionare i gomiti alla giusta distanza dal terminale.

 

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